Nairobi, 24 maggio 2020

Sciroppo, capre e malattie

Alcuni mesi fa ho incontrato di nuovo Daudi, un guaritore tradizionale Maasai che vive a sud di Nairobi, quasi ai confini con la Tanzania. Da anni il nostro mobile clinic si reca regolarmente a visitare gli abitanti dei suoi villaggi. Ci siamo fermati a parlare un’ora seduti fuori dalla sua capanna. Suo padre era un guaritore, suo nonno era un guaritore e così suo bisnonno. L’esperienza e la conoscenza della medicina tradizionale si sono tramandate sempre all’interno della stessa famiglia, dal padre ad uno dei figli maschi. Per la riuscita del nostro progetto è stato essenziale ottenere la collaborazione dei guaritori tradizionali. Gli sciamani sono uomini molto rispettati dalla comunità, a volte temuti. Questo guaritore è un uomo buono. La sua parola cerca comunque sempre il bene del suo villaggio e di tutti i villaggi circostanti. È un uomo disabile che si porta le stigmate della poliomielite presa da bambino. È lui che anni fa ci ha chiesto di estendere la nostra rete di mobile clinic in tutta la sua parte di Maasailand con le visite prenatali per le donne in gravidanza, il programma nutrizionale, favorendo anche le campagne di vaccinazioni contro la polio ed il morbillo, malattie che hanno devastato nei decenni precedenti le sue comunità. Il suo è un sapere tradizionale che ha l’umiltà ed anche la responsabilità di fronte alla sua gente di accettare i confini posti dalla conoscenza e dal metodo scientifico. La medicina dello sciamano è un’insieme di fitoterapia e magia. Sa riconoscere tutte le piante ed individuare quelle con proprietà medicamentose. È una conoscenza empirica basata sull’esperienza dei sui antenati tramandata oralmente. Potremmo parlare di trial clinici svoltisi nei secoli, a volte confortati da buoni risultati, a volte no. Nella regione Meru mi arrivavano bambini ustionati, medicati nel villaggio con i fiori di mais che ricoprivano le ustioni, spesso infette, ed era un lavoro lungo ripulire tutto e medicare, con ritardo nella guarigione. Un medicamento che invece apprendemmo dalla medicina tradizionale fu l’uso del lattice dell’albero del Frangipane. Si applicava sulle lesioni da Herpes Zoster che colpiva la maggior parte dei pazienti sieropositivi nei primi anni della pandemia di HIV/AIDS, ed era efficace nel sollevare dal dolore ed accelerare la guarigione. Non esistevano ancora le terapie antiretrovirali ed i malati morivano di tutte le malattie opportunistiche possibili. È semplicemente il criterio ex adiuvantibus, per cui la validità di quel particolare rimedio, pur non supportato ancora da prove scientifiche, deriva dal fatto che in qualche modo è stato utile per il paziente. Il metodo empirico è stato quello che ha guidato la medicina da Ippocrate in poi, fino ad arrivare alla grande svolta della Evidence-based medicine, la Medicina basata su prove scientifiche. L’efficacia di un farmaco viene provata prima in vitro, poi su animale, e poi inizia la lunga sperimentazione sull’uomo con tempi necessariamente lunghi.

Tutt’altro discorso è quando la politica condiziona la Scienza. Noi che abbiamo vissuto tutto lo svolgersi della pandemia di HIV/AIDS abbiamo assistito dal 1999 al 2008 alla politica antiscientifica del presidente del Sud Africa Tabo Mbeki e della sua ministra della Sanità Tshabalala, soprannominata dr. Beetroot or dr. Garlic. La sua cura “naturale” contro l’AIDS era infatti l’uso di barbabietole rosse, aglio, limone ed olio d’oliva. Il “negazionismo” della relazione HIV/AIDS, la tesi che il virus HIV non causasse la malattia, ma fosse un’invenzione dell’Occidente per introdurre le terapie antiretrovirali, ritardò l’adozione di misure di prevenzione e delle terapie. Ciò contribuì a fare del Sud Africa il paese con il più alto numero di positivi al mondo: 5.4 milioni su una popolazione di 50 milioni, causando oltre 350mila morti prevenibili e almeno 35mila neonati positivi, le cui madri non avevano ricevuto la profilassi antiretrovirale. Abbiamo visto scomparire villaggi interi durante la pandemia di HIV/AIDS, prima che arrivassero le terapie. Come uomini e come medici i sentimenti che dobbiamo controllare vanno dall’esasperazione alla depressione e siamo stanchi di scontrarci contro muri di ignoranza.

Ed ora l’epidemia da Coronavirus incombe ed ogni paese escogita i suoi rimedi e le sue misure. Il presidente del Madagascar ha lanciato sul mercato lo sciroppo di erbe Covid-organics, il cui principale ingrediente è l’Artemisina. Non ne è stata dimostrata l’efficacia in termini scientifici, ma esiste solo un report di guarigione di due pazienti. Fino ad ora i positivi al Covid in Madagscar sono poco più di 150, mentre i morti per malaria continuano ad essere migliaia. La rivista internazionale “Science” sottolinea che lo sciroppo potrebbe essere dannoso proprio perché l’Artemisina è un’efficace antimalarico. Il suo uso diffuso ed improprio potrebbe favorire la resistenza ai farmaci a base di Artemisina, del Plasmodium Falciparum responsabile della forma di malaria più grave, che rimane una delle cause maggiori di mortalità tra i bambini sotto i cinque anni in tutta l’Africa. La stessa Accademia nazionale di Medicina del Madagascar, in contrasto con il Laboratorio Malgascio di Ricerche Applicate dove è stato messo a punto lo sciroppo, ha avvertito che non esistono prove scientifiche dell’efficacia del Covid-Organics e dei rischi per la popolazione. Nel frattempo i presidenti della Tanzania e del Repubblica Democratica del Congo hanno fatto grossi ordini dello sciroppo. Il Congo solo nell’ultimo anno ha avuto 6mila morti di morbillo per copertura vaccinale ancora inadeguata e le paure ed i limiti imposti dalla nuova pandemia rischiano di ridurre ulteriormente le campagne vaccinali. In Tanzania nessuno conosce i dati veri della presenza del Covid. Il presidente ha riaperto il paese al turismo senza restrizioni e per screditare il laboratorio nazionale che avvertiva della crescita continua di casi positivi, ha fatto esaminare campioni biologici di una capra, una pecora ed una papaya, spacciandoli per campioni umani. Sono risultati positivi. Ha consigliato inoltre la popolazione di inalare vapore a 100 gradi perché dissolverebbe il virus, e molti si sono ustionati. In questo non si discosta molto da un altro presidente oltreoceano. Ha dichiarato che il Covid è satanico e, unico paese della regione, ha lasciato aperti i luoghi di culto invitando a riempire le chiese perché è lì che si sconfigge il virus, con la preghiera.

L’arroganza del potere quando invade il territorio della scienza ha spesso conseguenze drammatiche sulla gente. Gente che d’altro canto purtroppo si dimostra spesso così prona a seguire qualsiasi stupidaggine in tutto il mondo, tanto più se veicolata dai predicatori dei social media. Sembra tuttavia che la grande paura del virus abbia riportato le persone ad avere piena fiducia nella medicina e nella ricerca scientifica. La domanda è: quando passerà la pandemia, torneranno i tempi del primato della competenza?

 

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