Angele di periferia
Marzo 2021
Non è un errore ortografico. È proprio scritto al femminile. Oggi in sala operatoria abbiamo tre pazienti, una bambina e due ragazzine. Storie diverse ma con in comune gli effetti della pandemia sulla povertà. E poi dicono che in East Africa il Covid ha inciso poco. Isolamento, esclusione e violenza sono aumentati a dismisura.
Dato il segreto professionale non potendole chiamare con i loro nomi, le tre pazienti saranno Angela 1, Angela 2 ed Angela 3.
Kibera, la più grande baraccopoli dell’East Africa, periferia Sud di Nairobi. Angela 1 ci è nata e ci vive. Un anno fa era stata investita da un boda boda, le mototaxi di Nairobi. Frattura esposta della gamba. Raccolta da alcuni passanti subito prima del coprifuoco e trasportata nella sua baracca. Il lockdown era pesante, il mercato dove la mamma aveva un banchetto di verdure era chiuso da giorni, gli ospedali pieni e troppo cari per poterseli permettere. La gamba si era infettata ed era peggiorata settimana dopo settimana. Niente denaro, niente cure. Dopo due mesi attraverso un’assistente sociale venuta a sapere del caso, Angela 1 viene portata al nostro ospedale. La probabilità di amputazione dell’arto era alta, ma bisognava fare un tentativo di salvare la gamba. Lungo intervento di pulizia chirurgica, fissatore esterno, antibiotici, buona nutrizione. Angela 1 è migliorata poco per volta. Durante il lungo ricovero ha ricominciato a leggere e studiare nella saletta della nostra pediatria. Oggi a distanza di tanti mesi, ancora in piena pandemia, la ferita è guarita, l’osso si è riformato, ed abbiamo tolto il fissatore esterno. Angela 1 rimarrà ancora qualche settimana con noi per continuare la fisioterapia.
Korogocho, periferia Nord-Est di Nairobi, tra gli slum a più alta densità di popolazione. 100.000 abitanti in un chilometro quadrato. Zona rossa come tutta Nairobi. Ma come è possibile stare chiusi in baracca tutto il giorno, senza scuola? Angela 2, orfana, viene portata da un’ assistente sociale di World Friends al pronto soccorso del nostro ospedale. L’hanno trovata rannicchiata in un angolo di un vicolo dove è rimasta 2 giorni senza mangiare e bere. Non parla con nessuno. Disidratata, ha la febbre ed un vasto ematoma al fianco ed alla coscia destra. Mentre di sera si recava a prendere l’acqua da un rubinetto comune sulla strada è stata assalita da un vicino di baracca . Ancora e sempre violenza contro le donne. Dopo il drenaggio dell’ematoma, Angela 2 si fermerà nel nostro ospedale per le medicazioni, per una nutrizione adeguata e per essere seguita dalla nostra psicologa.
Contea del Kajiado, a Sud di Nairobi ai confini con la Tanzania. La zona è popolata principalmente dai Maasai, sparsi in villaggi lontani. Il lockdown della città metropolitana di Nairobi con posti di blocco di polizia e militari aveva bloccato tutta la regione. Angela 3 da mesi non cammina. Ha 4 anni ed è malnutrita e non si muove dalla sua capanna. Ha sviluppato un’osteomielite della tibia, infezione profonda dell’osso che ha causato una frattura patologica. La madre ha due gemelli più piccoli e la bambina viene accudita a turno dalle donne della manyatta Maasai. Il lockdown è stato allentato da poche settimane ed il nostro Mobile Clinic ha ripreso a percorrere centinaia di chilometri ogni giorno in Maasailand, garantendo visite, farmaci, supplementi nutrizionali. Raggiunto il villaggio di Angela 3, l’infermiera ha visitato la piccola paziente che poi è stata trasporta al nostro ospedale. Stamattina verrà operata e poi continuerà il programma nutrizionale nel nostro centro.
Storie di piccole donne, diverse ma uguali, sulla lunga strada di conquista e difesa dei diritti.
Educare alla salute e prevenire, favorire l’accesso alle diagnosi e cura ai più abbandonati e lontani, a chi non ha alcun privilegio, lottare contro la superstizione e l’ignoranza da un lato e contro la medicina privata ridotta a commercio. Tutti questi i fondamenti che si insegnano con tanta difficoltà nei nostri centri sanitari, nel nostro ospedale, nei corsi ai giovani operatori sanitari. Ma soprattutto si insegna il “Prendersi Cura”, modalità che riunisce in sé professionalità ed etica, impegno e premura, scienza e compassione.