Nessuno sia lasciato indietro!
Febbraio 2021
“No one left behind!”, nessuno sia lasciato indietro! Questo il motto dell’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile entro il 2030. Quanta differenza tra i bei proclami e la realtà drammatica di tutti i giorni. La ricerca, la produzione e la diffusione del vaccino contro il Covid-19 avrebbe potuto essere la grande occasione per cominciare a realizzare il sogno di un destino comune per l’umanità. È passato un anno dall’inizio della pandemia e la nostra vita è cambiata, le leggi economiche di mercato mondiale no. L’autorevole rivista Science scrive: “In Europa, in Asia e nelle Americhe sono state somministrate 175 milioni di dosi di vaccino anti-Covid da dicembre, dando priorità al personale sanitario. Ma le vaccinazioni devono ancora cominciare nell’Africa Subsahariana, dove medici ed infermieri continuano a morire a causa del virus. La distribuzione non uniforme dei vaccini sta esacerbando diseguaglianze sanitarie esistenti. Oltre all’imperativo morale, colmare il divario porterebbe benefici a livello mondiale attraverso una ripresa economica più rapida e riducendo la possibilità che sorgano nuove varianti”.
A maggio dello scorso anno il presidente dell’Unione Africana e del Sud Africa Cyril Ramaphosa lanciò un appello insieme a 140 politici, intellettuali e scienziati, tra cui il premio Nobel per l’economia Stiegliz, per un “vaccino del popolo” come bene pubblico globale. Appello che chiedeva a governi ed aziende che si impegnassero a garantire che i vaccini fossero distribuiti equamente e gratuitamente a tutti i paesi del mondo. Quello che stiamo vivendo è esattamente l’opposto. Aziende ed accordi privati con i governi determinano le sorti di popolazioni intere. La corsa alla produzione e le guerre commerciali di questi mesi hanno fino ad ora escluso miliardi di uomini dalla vaccinazione, nella inconsistente impotenza dell’OMS. Il fatto di elaborare un vaccino che debba essere conservato a -75 gradi centigradi, implica la premessa cosciente che una gran parte della popolazione della terra ne verrà esclusa. Nella stragrande maggioranza dei paesi del Sud del Mondo non esistono sistemi di refrigerazione altamente tecnologici e non è possibile rispettare una “catena del freddo” così sofisticata.
All’interno di alcuni paesi poi sono state fino ad ora escluse dalla vaccinazione le minoranze, i migranti ed i rifugiati. La principale rivista medica internazionale The Lancet riporta che lo stato di Israele ha raggiunto forse la più alta percentuale mondiale di cittadini vaccinati, mentre la popolazione palestinese dei territori occupati ne è stata esclusa. Israele sta violando la Convenzione di Ginevra che sancisce l’obbligo per gli stati occupanti di garantire la sanità delle popolazioni occupate.
Unica eccezione a livello globale, Cuba. Il New York Times scrive che nonostante le restrizioni di forniture mediche dovute all’embargo statunitense, Cuba sta entrando nella fase tre di sperimentazione del suo vaccino Soberana 2. Il vaccino non avrà bisogno di essere conservato alle più basse temperature e questo agevolerà la diffusione ai paesi più poveri. È l’unico vaccino pubblico contro il Covid, sviluppato e prodotto dallo Stato. Sarà prodotto in milioni di dosi per distribuirlo ai paesi più poveri.
C’erano una volta nel ‘900 due grandi medici virologi, Jonas Salk e Albert Sabin. Hanno avuto molte cose in comune. Di origine ebrea, immigrati dall’Europa Orientale negli USA, scopritori di due vaccini contro la poliomielite (uno iniettabile da virus inattivato e l’altro orale da virus attenuato). Entrambi nonostante le pressioni commerciali non vollero brevettare il vaccino perché fosse diffuso a tutti, anche ai poveri. I due scienziati non hanno mai ricevuto il premio Nobel.
A Sabin i nazisti uccisero due nipotine. A chi gli chiese se provasse un desiderio di vendetta, il grande virologo rispose: “Il mio vaccino ha salvato tanti bambini d’Europa, non è forse una splendida vendetta questa? È stato il mio regalo a tutti i bambini del mondo anche se molti insistevano che io brevettassi il vaccino”. Albert Sabin continuò a vivere con il semplice stipendio di professore universitario.
Lo scienziato non è un grande uomo solo per le sue scoperte scientifiche e tecnologiche ma soprattutto per il suo valore etico ed umanitario, altrimenti anche gli scienziati che lavorano nell’omertà a progettare le armi più sofisticate sarebbero forse grandi uomini? Poche righe rappresentano il testamento spirituale di Jonas Salk: “la speranza sta nei sogni, nell’immaginazione e nel coraggio di coloro che osano trasformare i sogni in realtà”