Di solito pensiamo poco all’acqua. Per noi basta semplicemente aprire il rubinetto o comprarne una bottiglia al supermercato. Raramente ci soffermiamo a quanta ne consumiamo per lavarci (5 minuti di doccia ne consumano fino a 90 litri). Per molti altri l’acqua non è così facilmente reperibile. In numerosi Paesi a basso reddito la fonte d’acqua più vicina si trova a 10 km di distanza o anche più. Molti la raccolgono dai fiumi, non filtrata. Per altri l’acqua si trova in pozze stagnanti, sporca e non potabile.
Immaginiamo l’acqua come una risorsa infinita, sempre disponibile, senza preoccuparci degli sprechi. Ma semplicemente non è così. Ed è questa la riflessione che vogliamo proporvi nella Giornata mondiale dell’acqua.
I cambiamenti climatici continuano ad aumentare le temperature. Assistiamo quotidianamente a fenomeni meteorologici anomali che stanno rendendo alcuni luoghi molto più aridi di prima, mentre altri sono colpiti da monsoni e inondazioni. Una cosa però è certa. L’acqua è una risorsa sempre più scarsa e questo mette a rischio la sopravvivenza di milioni di persone. Il bisogno di una coscienza diffusa sull’utilizzo, il riciclo e la gestione delle risorse idriche è necessario oggi più che mai.
Acqua e Covid-19 negli insediamenti informali
La pandemia ci ha messo di fronte al ruolo fondamentale dell’acqua. Certo, senza acqua potabile non può esserci vita ed è un elemento fondamentale per garantire la salute delle persone. Ma il Covid-19 ci ha mostrato anche altro: l’igiene, il lavarsi le mani con frequenza, è un mezzo essenziale per garantire la minore trasmissibilità del virus. L’acqua è diventata uno strumento fondamentale per mitigare questa malattia, sottolineando ancora di più il suo valore per la vita umana.
Tuttavia nei luoghi dove lavoriamo l’acqua è difficile da reperire. Nella realtà degli slum di Nairobi, le grandi baraccopoli ai margini della città, non c’è acqua corrente. Persone che vivono con circa un dollaro al giorno sono costrette ad acquistare acqua in bottiglia. E allora lavarsi le mani, l’azione di prevenzione spesso descritta come la più basilare, diventa un lusso per pochi. Cosa deve scegliere una mamma negli insediamenti informali: portare a casa un pasto per i figli o impiegare le poche risorse a disposizione per lavarsi le mani?
Sempre meno acqua in Kajiado
La nostra missione di garantire i diritti fondamentali delle persone più fragili ci ha portato anche oltre i confini della capitale keniana. Uno di questi luoghi è la Contea di Kajiado, a sud di Nairobi. È una terra meravigliosa, ma dalla natura aspra e arida. Gli abitanti della regione, le comunità Maasai, vivono perlopiù in villaggi remoti, difficilmente raggiungibili. Fonti d’acqua e servizi sanitari scarseggiano nell’area: questo rende le persone particolarmente vulnerabili a numerose malattie, spesso peggiorate dalla disidratazione.
Anche in questo caso l’acqua è un elemento chiave per la sopravvivenza e la salute. La sua mancanza spinge la popolazione locale a migrare internamente, cercando con fatica zone adatte all’agricoltura e l’allevamento. In Kajiado l’acqua è fondamentale per prevenire malattie, per garantire sussistenza, per vivere.
In questa giornata dobbiamo riflettere su come e quanta acqua utilizziamo. Nelle nostre case è sempre a disposizione con un semplice gesto. Nei luoghi in cui lavora World Friends la situazione è completamente diversa. Senza acqua non possiamo parlare di vita, salute e diritti. Oggi possiamo pensare a cosa poter fare per cambiare la situazione, a partire dalle nostre abitudini di consumo.