Una normale giornata al Neema Hospital
Mercoledì 17 Novembre 2021
#Parte 1
Giornata totalmente dedicata alla sala operatoria, quella di oggi. Per la prima volta mi è stata concessa l‘autorizzazione a fotografare nel blocco operatorio del Ruaraka Uhai Neema Hospital di World Friends a Nairobi, in Kenya. Si tratta di un’occasione unica, che mi permetterà di osservare e documentare il lavoro dei medici in maniera più dettagliata e concreta.
Sono le otto del mattino e, con il Dottor Antonio Melotto, chirurgo ortopedico che effettua missioni periodiche al Neema nell’ambito di un progetto sulla disabilità, mi avvio in ospedale dopo la colazione in Guest House. Nella sala operatoria – qui la chiamano Teathre – incontro Florence, capo-infermiera ferrista, che avevo già conosciuto nelle missioni precedenti.
In pochi minuti vengo vestito ed insieme all’equipe attendo la prima paziente: una ragazzina di dieci anni, con un difetto ad entrambi i piedi, che non sono ad angolo retto rispetto alla gamba – una malformazione anche nota come “piede torto”. Si è deciso di non operare, ma di applicare dei gessi correttivi. La ragazza viene accompagnata in sala dalle infermiere, fatta sdraiare sul tavolo operatorio e, con mio grande stupore, anestetizzata. Pochi istanti dopo comprendo immediatamente che l’operazione correttiva non sarebbe stata possibile senza anestesia: Antonio deve infatti applicare molta forza per posizionare i piedi in posizione corretta rispetto alla gamba. Vengono poi posti i gessi necessari a mantenere la posizione corretta degli arti. L’intervento si è concluso dopo circa un’ora di lavoro. La giovane paziente viene quindi trasferita in una saletta adiacente, per essere osservata in attesa che l’anestesia termini i suoi effetti.
Arriva poi in sala un bambino: è un po’ sospettoso ma molto incuriosito dalla mia strana macchina fotografica. Cerco di tranquillizzarlo e di parlare un po’ con lui, ed immediatamente si mette a ridere. Scoppia però subito a piangere quando Antonio inizia a medicarlo: il piccolo è stato operato qualche giorno prima per via di diverse ustioni (alla testa, alle braccia…) che ha riportato in seguito ad un incidente in una baracca di Korogocho, uno dei tanti slum di Nairobi. Questo tipo di infortunio è purtroppo molto comune nelle baraccopoli della città, dove la sicurezza e la salute di madri e bambini è spesso a rischio per fattori ambientali e sociali.
Nel frattempo, uscito dalla sala operatoria, non posso fare a meno di notare la ragazzina operata poco tempo prima. Il suo volto ha assunto un’espressione disperata quando, svegliatasi, ha scoperto che entrambe le gambe sono state ingessate. Provo a mettermi nei suoi panni: la sua infelicità è probabilmente legata al fatto che per qualche tempo dovrà convivere con i gessi. L ‘operazione è stata comunque eseguita con successo e potrà camminare correttamente, dopo la convalescenza.
Poco dopo arriva il Dottor Gianfranco Morino, socio-fondatore di World Friends e coordinatore Kenya, che deve eseguire una biopsia al seno di una donna di circa quarant’anni. Le sale operatorie del Neema sono infatti utilizzate per effettuare una vasta gamma di interventi, non solo ortopedici. Antonio aiuta Gianfranco durante l’operazione e io li osservo, così presi dal loro lavoro che svolgono con passione da più di trent’anni.
Arriva poi un ragazzo di vent’anni circa per la rimozione di una cisti sul palmo della mano. L’intervento non è particolarmente lungo ed il ragazzo esce dalla sala senza problemi.
Il tempo scorre velocemente. Il lavoro del fotografo in una sala operatoria non è un compito banale. Ritengo che sia indispensabile rispettare il paziente e la sua condizione, evitando di aumentare il disagio che tutti noi sentiamo quando ci sentiamo vulnerabili. Cerco per questo di instaurare un rapporto col paziente stesso: qualche parola scambiata prima che l’operazione abbia inizio, un sorriso, sono gesti talvolta sufficienti per distendere l’atmosfera già tesa. È però fondamentale anche non intralciare in alcun modo il lavoro del personale di sala, che sta lottando contro il tempo per effettuare operazioni talvolta rischiose. Infine, perché il lavoro dei medici sia chiaro a chi osserverà le fotografie, serve costruire una narrazione comprensibile di quello che avviene nella sala operatoria. Bisogna riuscire a rispettare tutti questi punti, altrimenti il lavoro del fotografo sarà del tutto vano.
Foto di Marco Leoncino.
Bel reportage! Molto interessante mettere così la propria arte al servizio del racconto e divulgazione di ciò che si vive e ruota intorno al Neema Hospital. È un compito delicato, quello di riuscire a mantenere il dovuto rispetto senza invadenza, ma il risultato si vede. Il bianco e nero trasmettono la profondità delle storie vissute dalle persone
Grazie di cuore Chiara, siamo molto contenti che ti sia piaciuto!