Ritorno a scuola
Nairobi, gennaio 2021
Dopo un anno senza andare a scuola, nessuno ha idea di quanti ragazze e ragazzi siano davvero ritornati in classe a gennaio. Secondo alcune agenzie umanitarie internazionali come ACAPS e Save the Children sono tra i 10 ed i 20 milioni gli studenti che non hanno fatto ritorno a scuola, con netta prevalenza delle ragazze. Un’intera generazione persa al sapere, all’emancipazione.
Da marzo 2020 la chiusura di scuole ed università ha riguardato 1.5 miliardi di studenti in tutto il mondo, un numero senza precedenti. Dobbiamo tuttavia distinguere tra chi comunque ha avuto la possibilità di continuare a partecipare alle lezioni online e chi per un anno non ha avuto alcuna possibilità di apprendimento.
Qui in Kenya le difficoltà socioeconomiche e le diseguaglianze accentuate ulteriormente dalla pandemia hanno creato situazioni a volte differenti nelle zone rurali e nelle periferie urbane. Nei villaggi le bambine non andando a scuola, dove veniva spesso fornito un pasto, sono diventate un peso per le famiglie sempre più impoverite. Di conseguenza vi è stato un aumento dei matrimoni precoci, ed un ritorno alla pratica della mutilazione genitale femminile. Negli slum delle megalopoli, i ragazzi a casa da scuola vivendo sulla strada sono entrati più facilmente nel giro della piccola criminalità e dello sfruttamento lavorativo. Molte adolescenti rimaste senza protezione e nutrizione scolastica sono state coinvolte nella prostituzione di sopravvivenza. La carenza di cibo e lavoro non hanno fatto che aumentare la malnutrizione e le violenze domestiche. Vi è stato un incremento drammatico degli abusi e delle gravidanze tra le teenager. Le scuole sono in genere luoghi protetti, dove sono presenti programmi di nutrizione, educazione sanitaria, riduzione della violenza di genere. La frequenza scolastica è sempre stata più alta soprattutto nelle scuole dove si garantisce un pasto. Le scuole sono anche spesso centri prescelti per le campagne di vaccinazioni. I lunghi mesi di chiusura hanno interrotto i cicli vaccinali. Vi è una connessione indispensabile tra sanità ed educazione, tra salute mentale e nutrizionale. Non sono più sufficienti le materie tradizionali solo accademiche, ma diventa essenziale insegnare la salute riproduttiva, l’autostima, la capacità di comunicare, di far rispettare e difendere i propri diritti. Sappiamo bene nelle periferie più degradate quanto incidano sull’apprendimento degli studenti un’abitazione decente, la serenità familiare, un’alimentazione regolare. Stare in salute per poter imparare di più, relazionarsi meglio, avere maggiori conoscenze per essere più liberi ed avere un futuro con più opportunità.