Riportiamo le parole del Dott. Melotto, che ha recentemente concluso la sua missione a Nairobi, dove ha effettuato operazioni chirurgiche e formazioni per il personale locale all’interno del R. U. Neema Hospital. Il Dott. Melotto è coordinatore del Community-Based Rehabilitation Programme.
Maggio 2023: sono in ambulatorio ortopedico questa mattina, è un lunedì di sole. Molti sono i pazienti in attesa di visita. Uno dei primi è Michael, un bambino di tre anni proveniente da Korogocho, uno degli slum di Nairobi in cui opera World Friends. Lo accompagna la madre, Rose, un bel viso, due grandi occhi sorridenti, capelli cortissimi, un kikoi giallo rosso e verde, le immancabili infradito ai piedi.
Dopo il saluto appoggia il piccolo sul lettino da visita e gli toglie la maglietta: l’ascella destra è attraversata da un cordone di pelle spessa come il cuoio che limita il movimento della spalla: è una cicatrice da ustione da acqua bollente avvenuta due anni fa nella baracca. La madre racconta che, come tutti i giorni, si era assentata per recarsi nel quartiere di Eastleigh dove lavora come donna delle pulizie. Aveva lasciato il bambino in custodia da una vicina della quale è molto amica, che Michael chiama affettuosamente “zia”. La donna aveva scaldato dell’acqua per lavare il bambino e l’aveva versata in una tinozza prima di miscelarla con l’acqua fredda quando Michael, che è un bambino vivace, ci è caduto dentro riportando ustioni alle braccia, al torace e al collo.
La zia si è rivolta subito al dispensario di Kariobangi, non lontano da Korogocho, per il primo soccorso. In considerazione dell’estensione delle ustioni e delle condizioni generali del bambino, in stato di shock, si è deciso per il trasferimento al Kenyatta National Hospital. Dopo le cure urgenti per salvargli la vita Michael è stato sottoposto a più interventi per coprire le ustioni con innesti di pelle ed è rimasto in ospedale per quattro mesi. Dopo la dimissione la madre l’ha portato al Neema per le medicazioni finché le ferite sono guarite completamente, ma da un anno circa Rose ha notato la comparsa di una cicatrice all’ascella destra che si è progressivamente estesa coinvolgendo anche il braccio. Questo è il motivo per cui oggi ci porta bambino.
Mi avvicino a Michael per visitarlo, non ha paura di me, gli sorrido e gli do una caramella. Esamino con calma il cordone cicatriziale mentre si “ciuccia” rumorosamente la caramella che tiene in mano. Sì, posso fare una plastica utilizzando anche un po’ di pelle buona rimasta attorno alla cicatrice. Gli do il cinque e mi stampa la sua manina tutta appiccicosa sul palmo.
L’intervento è riuscito, ho rimosso tutto il cordone cicatriziale e ruotando la pelle intorno con opportune incisioni ho liberato l’ascella: ho applicato una spessa medicazione per mantenere il braccio e l’ascella aperti ma bloccati in attesa della rimozione dei punti e inizio della fisioterapia. Il giorno dopo passo in reparto per controllarlo e lo vedo che scorrazza in reparto insieme agli altri bambini. Il cuneo di spugna soffice che avevo fissato sotto l’ascella con un bendaggio ancorato al torace non c’è più, è rimasto solo il cerotto a proteggere la ferita e lui muove liberamente il braccio. Rose è preoccupata perché fatica a controllare la sua vivacità. Lo porto in sala medicazione con un po’ di apprensione; tolgo il cerotto, la ferita è bella, i punti hanno tenuto. Faccio un sospiro…Lo medico e lo bendo senza il cuneo. La fisioterapia la sta facendo già, inconsapevolmente. Anche ai successivi controlli la ferita va bene: lo posso dimettere, anche perché la madre mi dice che ha altri due figli da accudire, di tredici e nove anni che sono spesso soli perché il suo uomo è sempre in giro per lavoro. La sua occupazione è la consegna di taniche di acqua, legna da ardere, carbone e altre mercanzie in baraccopoli. Faccio mentalmente due conti, lei ha ventisei anni, significa che ha avuto il primo figlio a tredici…una delle tante storie degli slum. Non faccio altre domande. La vedo felice, sorridente con il suo Michael.
Hello Rose, jambo Michael, tukutane octoba. (Ciao Rose, ciao Michael, arrivederci a ottobre!)