Per una stretta di mano

Testimonianza del Dott. Antonio Melotto, medico chirurgo e Responsabile Community-Based Rehabilitation Program

Ho già compiuto due missioni ortopediche da quando la pandemia ha allentato la sua morsa. È innegabile che in questo continente di giovani le conseguenze dirette sulla salute non sono paragonabili a quello che si è verificato da noi. Questo lo raccontano le cifre, pur non sempre affidabili, dei morti e dei contagi, comunque molto inferiori alle nostre.

La pandemia invece ha avuto gravi effetti sulla situazione sociale e sanitaria, molto più che da noi. Le rigide regole di lockdown adottate dai governi hanno impedito il movimento delle persone, che in baraccopoli giornalmente si procurano di che vivere con lavori occasionali e senza alcun tipo di tutela sociale. Si doveva restare chiusi in casa senza nulla da mangiare. L’alternativa era uscire, rischiare il contagio e duri scontri con la polizia. È stato anche decretato il coprifuoco e la polizia aveva l’ordine di sparare su chi tentava di lasciare Nairobi per recarsi a casa di parenti nei villaggi. Non si hanno notizie sicure ma c’è stata qualche decina di morti nel periodo del lockdown, dovuti alla repressione degli agenti e dei soldati. La convivenza forzata in baraccopoli (anche le scuole sono state chiuse, siccome la DAD era impossibile), in situazione di promiscuità, ha portato a un netto aumento dei casi di violenze a sfondo sessuale, con gravidanze in vittime poco più che bambine. Sono aumentati i furti e le aggressioni in città per procurarsi denaro e cibo per sopravvivere.

Negli ultimi mesi si è aggiunta la guerra in Ucraina che ha peggiorato ulteriormente la situazione della popolazione povera. In particolare, il blocco dell’esportazione dei cereali e il loro aumento di prezzo (dal 20% al 30%) sta creando una crisi alimentare senza precedenti in tutto il continente. Infatti, Russia e Ucraina sono i principali esportatori di cerali in Africa.

In questo contesto di difficoltà quotidiane, le missioni ortopediche sono proseguite grazie alla rete dei nostri fisioterapisti, costantemente in contatto con le associazioni che operano nel campo della disabilità in baraccopoli. I nostri terapisti hanno acquisito un’esperienza sul campo che permette loro di gestire in autonomia la cura del piede torto congenito: i neonati portatori della malformazione, segnalati dal Reparto Maternità, vengono immediatamente trattati con il primo dei gessi sequenziali che porteranno alla correzione della deformità in circa due mesi. I casi invece che meritano una correzione chirurgica vengono preparati per l’intervento in occasione delle missioni.

Come è noto, il piede torto è la maggior causa di disabilità fisica nel continente, ma la loro parte la fanno anche il parto in condizioni precarie e senza assistenza qualificata, la malaria e la meningite, giusto per ricordare le situazioni più conosciute. La storia di Eric in questo caso è esemplare.

Eric viene da Makuiu, nella contea di Muranga. In questo villaggio ha sede una missione dei Salesiani che hanno costruito una scuola professionale (falegnameria, stamperia, impianti elettrici, agricoltura) recuperando così dalla strada tanti ragazzi di famiglie povere e insegnando loro un mestiere. Eric è arrivato al Neema accompagnato dalla zia e da una suora del centro Salesiano. Ha 21 anni. È un bel ragazzo, longilineo e dalla fronte alta. Mi saluta e il suo sguardo, che non si stacca dal mio, è una precisa richiesta: dare una funzione alla sua mano destra, attualmente inutilizzabile.

La sua storia inizia dall’infanzia: ha saputo dalla madre che sin dalla nascita i nervi del lato destro non lavoravano e non poteva camminare o sedersi da solo. La madre, con tanti sacrifici, lo ha portato a fare fisioterapia in ospedale. Il piede destro con gli esercizi migliorò in maniera sufficiente da permettergli di camminare con scarpe ortopediche. Restava però il problema della mano destra, che nel contempo si aggravava col passare degli anni. I muscoli dell’avambraccio diventavano sempre più rigidi, il polso era piegato a novanta gradi e le dita erano inutilizzabili, causando un’importante disabilità nelle attività quotidiane.

I costi per un intervento chirurgico che potesse dare una funzione di utilità alla mano erano proibitivi per la situazione economica della famiglia: l’intervento è stato rimandato in attesa di avere denaro sufficiente per le cure, ma a spegnere le speranze è giunta la morte del padre. Quando si nasce nel posto sbagliato…

Questa è in breve la storia di Eric, che ho operato lo scorso giugno: la mano e il polso adesso sono in posizione corretta e il proseguimento delle cure è a carico dei fisioterapisti. Questo è il momento più delicato e il risultato finale dipende molto dalla volontà e dalla costanza del paziente. Quello sguardo, che mi ha colpito fin dal primo momento, mi dà molta fiducia.

Ci rivediamo a ottobre, Eric. E allora ci stringeremo la mano.

Aggiornamento di ottobre

Il Dott. Melotto si trova di nuovo in Kenya per una nuova missione presso il Neema Hospital, e in questa occasione si è rincontrato con Eric. Il ragazzo sta attualmente facendo fisioterapia per acquistare la completa abilità di utilizzare la mano. È molto felice, quando ha rivisto il Dott. Melotto ha raccontato con entusiasmo come sia cambiata la vita per lui nel suo villaggio.

Buona fortuna Eric, che la tua grinta e determinazione ti portino dove vuoi nella vita!

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