Vorrei raccontarvi la storia del mio incontro con John Smith. Tutti penserete che si tratti di un anziano signore americano in Africa per un safari ed invece no. John Smith ha 4 anni e mezzo e vive in una delle baraccopoli di Nairobi. Ci incontriamo per la prima volta poche ore dopo il mio arrivo al Neema Hospital. Giusto il tempo di un caffè per riprendermi dal viaggio notturno in aereo e poi direttamente verso il reparto di fisioterapia per iniziare le visite dei pazienti. John è il secondo, entra nella stanza con la faccia impaurita ma è bastato fargli un occhiolino ed allungargli la mano per ricevere in cambio un sorriso che mette in evidenza tutti i suoi bianchissimi denti. Questi pochi gesti sono sufficienti per diventare amici ed autorizzarlo a sedersi sulle mie gambe per farmi vedere il suo braccino con una strana tumefazione. Quel gonfiore sull’avambraccio necessita di essere rimosso perchè l’ecografia che gli faccio fare non mi dà delle chiare indicazioni. Ci rivediamo alcuni giorni dopo nel reparto di pediatria, la sera prima del suo intervento e appena mi vede entrare mi corre incontro calvando un triciclo. Una volta arrivatomi vicino allunga le braccia per essere preso in braccio. Lo sollevo e mi stringe con un abbraccio calorosissimo dopo aver appoggiato la sua testa sulla mia spalla. Scherziamo un po’ insieme e poi ci auguriamo la buona notte. Il giorno successivo nel blocco operatorio le cose non cominciano molto bene. John è spaventato e piange abbondantemente ma ancora una volta riesce a sorprendermi. Abbasso la mascherina, mi riconosce, le lacrime cominciano a diminuire e ancora quelle due braccine color caffelatte che si allungano verso di me. E’ il mio turno di piangere dalla commozione ma devo trattenermi, John ha bisogno di me. Lo prendo in braccio ed entriamo insieme in sala operatoria. L’intervento va bene e mi sembra che la massa rimossa non abbia caratteri di malignità. Sono felice per il mio amico John. Il mattino successivo passo in reparto per controllare che tutto vada bene e John mi si presenta davanti indossando il pigiama colorato fornito dall’ospedale, come al solito di 2 taglie più grande, uno spazzolino nella mano destra, una bottiglietta di acqua nella sinistra ed il suo sorriso. E’ pronto per andare a lavare i suoi denti bianchissimi. Questa immagine mi fa immediatamente riflette. John vive in una baraccopoli in condizioni igienico-sanitarie a dir poco precarie ma ha la fortuna di avere dei genitori che gli hanno insegnato che lavarsi i denti è una cosa importante. Arriva il momento di salutarci prima della dimissione. Gli medico il braccio sotto il suo sguardo attento. Tutto a posto John puoi tornare nella tua baraccopoli, dopo aver riempito le mie giornate di affetto e di sorrisi. Prima che tu vada vorrei fare un’altra piccola cosa per te. Il mio collega Antonio ha una pallina che si illumina e cambia colore quando la butti per terra. Prendila è tua. Ancora una volta mi dimostri il tuo affetto, non giochi da solo, mi chiedi di giocare insieme mettendo scompiglio nel corridoio del reparto di pediatria.
Asante John e buona fortuna.
Lino Gifuni – chirurgo ortopedico