Intervista a Daniela Cuomo, Direttrice di World Friends 

IMG_1020World Friends opera da oltre 14 anni all’interno delle baraccopoli realizzando progetti socio sanitari per garantire assistenza sanitaria gratuita e di qualità alla popolazione più indigente di Nairobi. Come mai avete scelto di operare in questo particolare contesto sociale?

“Ecco il grido degli ultimi: E questi sono solo alcuni dei volti che potrei raccontarvi. Se noi non riusciremo ad udire il grido che proviene da questi volti, da questi ultimi, niente avverrà dentro di noi. Ecco l’importanza di scendere in un luogo come Korokocho, dove sperimenti la sofferenze dell’uomo, conseguenza di questo nostro sistema. E cos’è Korokocho? E’ una della baraccopoli di Nairobi, neppure la più grande, centomila abitanti. “ Così scriveva Alex Zanotelli nel 1996 nel suo libro “I poveri non ci lasceranno dormire”.

Gli slum di Nairobi, come quelli di tutto il mondo, convivono con aree ricche e curate delle città e questo divario tra ricchi e poveri cresce ogni giorno di più. La totale assenza di diritti ci ha spinto ad agire, sfruttando l’esperienza di alcuni di noi e la rete di contatti con presidi comunitari, pubblici e privati,  dedicati soprattutto alla salute,  decidendo di rafforzare questa rete creando un ospedale di riferimento, Il RU Neema Hospital. In tutto il Kenya non esiste il diritto alla salute, tutto è a pagamento. In queste aree malsane, con fogne a cielo aperto, perenni falò di spazzatura, baracche fatiscenti, promiscuità e grande povertà, molte persone non hanno mai visto un medico. Offrire loro servizi gratuiti e di qualità, in spazi puliti e attrezzati ci è sembrato un dovere.

Trovandosi di fronte ad uno slum, osservando questa distesa infinita di baracche sovrapposte l’una all’altra, sorge spontanea una domanda. quando e perché sono nati queste insediamenti informali? Cosa provoca la loro continua espansione?

Una ricerca approfondita su questi temi parte da UN-HABITAT nel 2003 che, con nel report “The challenge of slums”, attribuiva l’origine della formazione degli slum alla rapida migrazione dagli ambienti rurali verso le città, ma  le nuove forme di capitalismo, la globalizzazione e infine la crisi hanno da un lato imposto la fuga dalle aree rurali e dall’altro costretto una moltitudine umana ad ammassarsi nelle baraccopoli nella speranza semplicemente di sopravvivere. Quello che succede sempre più spesso è che non solo nelle megalopoli, ma anche in quelle che noi definiremmo “città di provincia”  nascano  degli slum, spesso accanto alle aree più ricche. Chi vive nelle baracche paga l’affitto a ricchi latifondisti proprietari dei terreni e nello stesso tempo le baraccopoli offrono personale a basso costo a tutti quelli che se lo possono permettere.

IMG-20151127-WA0000Esiste un modo per rallentare questo processo di degrado urbano e sociale?

Secondo le previsioni delle Nazioni Unite, nel 2030 saranno oltre 2 miliardi gli abitanti del mondo che vivranno negli slum (un quarto della popolazione mondiale). Intervenire oggi è assolutamente necessario, ma temo che sia una domanda a cui chi fa il nostro lavoro può rispondere solo con l’azione…. lavoriamo per questo, cercando di  rafforzare chi vive in questi luoghi.  Chi è sano è più forte, può lavorare, cercare soluzioni e agire per migliorare la vita di tutti. Consapevolezza, educazione, capacità di organizzarsi e farsi ascoltare da chi governa: un vero cambiamento può iniziare solo da lì… Da parte nostra è importante raccontare la realtà di questi luoghi, la non-vita che molti sono costretti a vivere, ma il cambiamento non può avvenire solo con interventi esterni.

Voi di World Friends vivete intensamente la vita all’interno delle baraccopoli entrando a contatto con le persone che ci vivono. Ci può raccontare che tipo di esperienza è?

Gli odori, il brulichio di persone indaffarate, camminare su uno strato compresso e morbido di spazzatura, il rumore costante, bambini dovunque, baracche costruite con qualsiasi tipo di materiale, negozietti improvvisati, ma in cui puoi trovare tutto, uomini e donne che camminano veloci in mezzo alla polvere, pieni di dignità, vanno a lavorare o a cercare lavoro.  La prima impressione è lo straniamento. Sembra impossibile che si possa vivere così. Le parole non bastano.

Poi, se riesci ad entrare in contatto, scopri un mondo a parte, fatto sì di sopraffazioni e violenza, di ingiustizia e povertà davvero estrema, ma anche di persone che cercano opportunità, che si danno da fare ogni giorno per sopravvivere; trovi storie umane come dovunque nel mondo.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *