Ogni Lunedi a Giovedi vengono condotte delle sedute terapeutiche presso L’Africa Chiama a Kahawa West , grazie alla collaborazione di World Friends / Ruaraka Uhai Neema Hospital e L’Africa Chiama.
Le madri e le persone che convivono con bambini con disabilità, percorrono anche 30 km per poter accedere a questo servizio e portare in terapia i loro piccoli. La palestra di L’Africa Chiama non contribuisce solamente al miglioramento della salute di questi bambini, ma rappresenta anche un luogo d’ incontro e confronto per queste mamme che si trovano a dover affrontare le stesse sfide quotidiane in una realtà ostile come quella degli slum.
World Friends e L’Africa Chiama hanno deciso di unire le loro forze per realizzare questo progetto e fornire un’assistenza integrata anche ai bambini residenti nella baraccopoli di Soweto e dintorni. L’Africa Chiama , attraverso il suo programma di supporto ai bambini con disabilità, mira a migliorare la capacità motorie e il livello di istruzione di questi bambini svantaggiati e vulnerabili. World Friends porta avanti un programma di riabilitazione su base comunitaria nelle baraccopoli di Mathare, Huruma, Kariobangi, Korogocho, Babadogo e Soweto, dando particolare attenzione all’inclusione sociale dei bambini e delle loro madri. Una delle prime azioni comuni è stato, Il 26 maggio 2016, un corso di formazione sulle cause e la gestione del rachitismo, della paralisi cerebrale e della meningite, cercando di sensibilizzare la comunità ai problemi inerenti la disabilità.
Ann Mueni, rappresentate dell’Associazione per disabili fisici in Kenya (APDK) operante nelle baraccopoli di Mathare, insieme a Ibrahim Chacha, terapista occupazionale al Pumwani Maternity Hospital – si è occupata della sessione interattiva con 54 madri. Anche Ann è madre di una ragazza con paralisi celebrale, causata da un travaglio prolungato. In quest’occasione ha scelto di raccontare la sua storia come testimonianza di un approccio diverso alla disabilità. Spronando le mamme a prendere in mano la situazione con positività, nonostante il rifiuto della comunità e le difficili sfide quotidiane. “Una madre che ha un bambino disabile spesso vive come se la disabilità fosse una colpa. Perde velocemente la fiducia in se stessa e inizia a colpevolizzarsi per la condizione di suo figlio. Questo è sbagliato. Bisogna sempre tenere in mente che un bambino è una benedizione. Grazie a mia figlia Lucy ho imparato ad essere forte, e devo essere forte anche per lei.” Ha affermato Ann.
Il rifiuto dei padri è una delle principali sfide che queste donne devono affrontare, la maggioranza degli uomini tende a far sentire la donna colpevole della condizione del figlio e non si assume nessuna responsabilità della famiglia, andando così a peggiorare ulteriormente la precaria situazione psicologica di questi bambini e delle loro madri.
Grazie a questo incontro le mamme hanno avuto occasione di confrontarsi e di farsi forza l’un l’altra per imparare a gestire in modo positivo la condizione dei loro figli. Attraverso lo sviluppo di questo programma World Friends e L’Africa Chiama mirano a ridurre la disabilità, e lo stigma che l’accompagna, negli insediamenti informali di Nairobi.
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